venerdì 20 giugno 2014


 
                               AIUTO! IL "PRINCIPIUM INDIVIDUATIONIS"
                                                    SI E' CAPOVOLTO



Oddio, che confusione! C'è un uomo, Alessandro, che a un certo punto diventa donna prendendo il nome di Alessandra; ma questa donna vuole continuare ad essere il marito che era l'uomo da cui lei è sbucata come una farfalla dalla crisalide. Alessandra vuole vivere assieme alla moglie di Alessandro: la ama sempre, anche da donna, dice. Un bel pasticcio, che apre il varco a una quantità di osservazioni anche sapide (come potrebbe essere altrimenti?): nella sua avventurista campagna referendaria contro il divorzio, Amintore Fanfani arrivò a preconizzare che qualche moglie, con l'avvento dell'infausto istituto, sarebbe scappata di casa con la sua servetta abbandonando marito e prole. Non accadde così, ovviamente, o almeno non si verificò in Italia una significativa accentuazione statistica del lesbismo (ammesso che quello di Alessandro/Alessandra sia un caso di lesbismo). Il caso Alessandro/Alessandra porterà comunque un ulteriore scompiglio, possiamo immaginarne repliche di ogni genere: per dire, che succederebbe se, uno (o una) dei partner di una coppia monosessuale regolarmente sposata (dalla legge finalmente introdotta) volesse cambiare sesso? La faccenda potrebbe - perché no? - verificarsi, all'inverso rispetto al nostro caso.

Ma diciamo pure che di storie, o cronache, analoghe sono già pieni i giornali, avidi di inseguire e spiattellare vicende fino a ieri inaudite e forse (ipocritamente) impensabili. Però, una volta esaurita la (morbosa) curiosità, queste pruriginose storie come vanno a finire? Chi se ne occupa? Perché in definitiva si tratta del destino, della felicità o infelicità, di persone reali, non di manichini, di fantasmi o di personaggi da settimanale rosa. Neanche il più intransigente cattolico si oppone alla concessione di “nuovi e ben calibrati strumenti di solidarietà tra le persone”, come si esprime l'”Avvenire”. Certo, se anche in Italia questi strumenti fossero già stati introdotti, la coppia da cui ho preso le mosse non costituirebbe un fatto di cronaca, i due (o meglio, le due) potrebbero semplicemente e facilmente modificare l'atto costitutivo della loro convivenza e riprendere tranquillamente la loro vita, non farebbero notizia. Invece così non è, perché gli stessi che oggi lanciano i loro gridi di allarme impediscono che venga introdotta una normativa adeguata a soddisfare le richieste delle coppie monosessuali. Lo stiamo constatando in questi giorni: modificando un atteggiamento fino ad oggi ostile ad ogni intervento nel settore dei diritti civili, il Pd renziano sembra deciso ad introdurre in Italia una forma di unione civile valida in primo luogo per le coppie gay. Subito si sono scatenati i puristi della Crusca matrimoniale, pronti a mettere i cavilli tra le ruote. Questo accanimento nel proibire, nel chiudere (e far chiudere) gli occhi dinanzi a una realtà che non piace è una vera e propria tortura, non meno violenta di quella che nel medioevo si praticava con strumenti come il cavalletto, la ruota dentata o la "vergine di Norimberga". E' una violenza che cerca di evitare che si stabilizzi una qualche nuova forma del "principium individuationis" dettando, per il riconoscimento della identità, norme strette e invalicabili: tu sei quello che io ti impongo di essere, altrimenti sarai un fuorilegge. All'epoca del divorzio c'erano i "fuorilegge del matrimonio", coppie condannate all'inesistenza, o quanto meno al sotterfugio colpevolizzato, alla menzogna punibile, all'infelicità senza speranza. A un certo punto quei fuorilegge si sono organizzati, sono usciti allo scoperto e hanno vinto la loro battaglia, facendosi riconoscere dalla società e imponendole la loro reale identità, umana, psicologica nonché sociale e pubblica. La loro non era una pretesa insensata, tant'è che la società non si è sfracellata. Se l'istituto matrimoniale è in crisi, questo lo si deve ad altri fattori; persino all'incapacità delle chiese e delle fedi di proporre e fare accogliere - senza violenza - un sentimento, un modello di vita consono alla tradizione professata e conclamata, ai convincimenti dichiarati o a un'etica assolutista, di origine religiosa.

Non c'è però da assumere un atteggiamento vendicativo, accusatorio. Sarebbe improprio definire un evento del tipo di quello di Alessandro/Alessandra come una conquista della modernità su una reazione in agguato. Tutto potrebbe capovolgersi, impensabilemente, da un momento all'altro. Le evoluzioni del gusto, delle consuetudini condivise (o imposte) grazie al controllo sociale sono state le più varie. Contro il leggero, disinvolto o anche libertino (boccaccesco, no?) Rinascimento, con le sue colorate e vivaci vesti maschili e femminili, la modernità protestante, puritana, propose uno stile severo dominato da colori foschi e cupi, il nero come dominante. Papa Borgia fu esempio di dissolutezze, la laicissima Regina Vittoria mise i mutandoni anche alle gambe dei pianoforti e il verbo per indicare l'atto sessuale fu "to "spend", cioè spendere, perdere, letteralmente "dis-seminare" il seme, secondo la condanna biblica dell'onanismo. Per fortuna, il puritanesimo ci ha regalato Hester Prynne, l'immortale adultera, l'eroina de "La lettera scarlatta".