SPULCIATURE
IN TEMA DI TEODICEA
dal
“Foglio”
Sabato
scorso, in una lettera al direttore, un lettore ha ripreso e
rimodulato la questione da me introdotta nella mia ultima colonnina:
se nel mondo sia arrivato prima il Male oppure il Bene. Ad avviso del
cortese interlocutore, la questione era stata ben presa in
considerazione dalla Bibbia, là dove essa - ovviamente, siamo nel
Libro della Genesi - si richiama “al peccato originale come male
ancestrale”: il peccato originale, la colpa di Adamo ed Eva, viene
lì assunto come il momento in cui il male si installa nel mondo.
Confesso che il riferimento mi era sfuggito quando, anni fa, buttavo
giù il taccuino di cui ho raccolto e utilizzato, per la mia
colonnina, qualche pagina. Dovrei sentirmi soddisfatto, credo che il
richiamo del lettore intenda darmi ragione: il male arriva prima del
bene e solo “la Grazia divina lo annulla aprendo la strada al
bene”. Però, no, la spiegazione biblica non mi convince del tutto.
Anzi, a me sembra che ci immerga in una palude di contraddizioni.
Perché da una parte si può osservare che il peccato originale
interviene assai dopo che il mondo è nato, come creazione divina e
dunque del tutto e necessariamente buono: Adamo ed Eva arrivano nel
Paradiso terrestre una settimana dopo l'inizio della creazione e, per
intenderci, si tratta di una settimana biblica, insomma epocale. In
secondo luogo: davvero si può addossare sull'uomo e la donna
l'intera responsabilità di aver inquinato l'opera di Dio? Suvvia, un
po' di pietà. Aggiungo qualche rilievo (sempre con un buon pizzico
di ironia): il serpente che offre ad Eva la mela fatale dovrà essere
anche esso opera di Dio, se non vogliamo pensare, manicheisticamente,
che sia opera di un creatore malvagio, autosufficiente e parallelo a
Dio. Secondo una tesi della dottrina cattolica, in verità questo
creatore del Male c'è, ed è Satana, altrimenti noto come Lucifero,
il bellissimo angelo ribellatosi a dio per un atto di orgoglio e da
dio scacciato dai cieli. Ma questa narrazione sembra non sia ben
documentata, le fonti scarseggiano. Comunque, dovremmo ancora
ammettere che il male discende nel mondo dopo il bene, il bene della
creazione divina che non può conoscere imperfezioni di sorta anche
se uno degli angeli celestialmente concepiti può peccare, essere
scacciato dal suo ruolo e farsi, lui, promotore del Male.
Niente
da fare, l'esempio del peccato originale non ce la fa a sciogliere i
miei dubbi, aizza quanto meno la mia ironia. Ma che importa?
Diciamocelo francamente, tutta questa faccenda resta oscura, incerta,
con bei margini di equivoco. Ed è giusto che sia così. Se
avessimo una nozione certa dell'origine del male (il male in quanto
colpa) non lo temeremmo. Ne avremmo circoscritto il mistero, lo
avremmo portato alla misura e nelle possibilità della nostra
intelligenza, potremmo quindi scansarlo. Il
male, per poter operare, deve esserci sconosciuto, deve poterci
aggredire quando non siamo preparati perché non lo abbiamo sentito
avvicinarsi: ritengo che di questo siano consapevoli anche i
moralisti religiosi, quando avvertono che il demonio ci tenta nel
momento in cui siamo disattenti, quando abbiamo abbassato la guardia
e così consentiamo che le tentazioni, cioè il male, ci infettino.
Gesù viene messo a dura prova da Satana dopo che si è sottoposto ad
un digiuno di ben quaranta giorni e quaranta notti, una pratica
ascetica che non può non averne debilitato le facoltà, rese meno
forti le barriere dell'attenzione, ecc. Ma infine, va bene,
ammettiamo pure che il male sia opera dell'uomo e della donna, i
quali hanno abusato e sciupato la libertà di scelta loro concessa da
Dio; dovremo allora attribuire ai due infelici anche il male non
morale, quello che è insito nel mondo in quanto tale? La morte, la
malattia, le cose che nascono storte e quelle che ci lasciano troppo
presto, ecc., dipendono e sono responsabilità dell'uomo e/o della
sua compagna? A me pare una conclusione sgradevole.